Se non sbaglio questo è il primo diretto dal regista Luigi Comencini che includo tra le recensioni di questo blog, così diamo inizio agli articoli su alcune sue produzioni partendo da Un ragazzo di Calabria in cui vediamo l'attore Gian Maria Volontè, che di recente è spesso ospite tra queste pagine, ed un giovane Diego Abatantuono che però avevamo già conosciuto con altre pellicole di successo girate in Italia.
Si mette molto in risalto la povertà e l'arretratezza di questa regione del sud e di quanto è difficile realizzarsi nei paesini in quegli anni, preciso che qui il racconto è ambientato nel 1960.
Il padre del bambino che si chiama Mimì vorrebbe far studiare suo figlio perché ritiene importante l'istruzione per uscire dalla condizione di miseria che affligge la sua famiglia da generazioni, come poi è la situazione economica della maggior parte della gente di queste zone, dove sono pochi quelli ricchi.
Sono molto d'impatto alcune scene quando si vedono i pochi fortunati che hanno avuto la possibilità di acquistare un televisore e riescono a vedere i programmi dell'epoca.
Ricordo che questo mezzo di comunicazione ha contribuito molto all'alfabetizzazione della popolazione per molti anni, riuscendo a far arrivare un po' di cultura in più nelle case della gente, anche se con il tempo questo servizio pubblico si è trasformato in un prodotto commerciale che non riesce più a fare un'ottima informazione per far crescere il livello medio della conoscenza.
Ma questa è anche colpa di quello che si sceglie di vedere, quindi non diamo solo la colpa ai direttori di rete, perché adesso che ci sono tante alternative interessanti, la maggior parte delle cose più seguite sono sempre e solo le trasmissioni più frivole.
Tornando ad alcuni accenni sulla trama di Un ragazzo di Calabria, quindi faccio una sintesi a puntate per non privarvi della sorpresa di immergervi in questo meraviglioso racconto che è a metà tra la rappresentazione storica della tristezza drammatica della vita nel meridione e nei paesi di quell'area povera.
Secondo me è molto toccante quando la professoressa davanti al padre severo e poco razionale di Mimì, legge il tema che ha scritto e che creato tutto un problema per un voto basso che ha ricevuto solo perché esprimeva il sogno di diventare corridore.
Si mette in risalto, dunque, l'ignoranza di chi non è nemmeno capace di intravedere la speranza di migliorare lo stato della sua vita, con una mentalità ristretta che è bloccata nei confini di un paese purtroppo senza futuro per via di questa mancanza di stimoli culturali.
Tutto questo capolavoro raccontato sapientemente dal grande Luigi Comencini, grazie anche all'interpretazione favolosa di Gian Maria Volontè e Diego Abatantuono, è incentrato sulla situazione economica e scarsamente intellettuale del periodo e della zona, nella difficoltà che serve maggiormente per chi ha talento per emergere in questa amara realtà. Spesso senza un aiuto adeguato si perdono molte menti che sarebbero capaci di cambiare il corso degli avvenimenti dell'uomo.
Però la passione per lo sport e per la corsa, insieme all'aiuto della madre e dell'affetto di un amico autista, riescono a portare Mimì a Roma e fargli ottenere la sua prima vittoria partecipando ai Giochi della Gioventù.
Da notare anche la presenza della giovanissima attrice Giada Desideri in Un ragazzo di Calabria, che adesso di sicuro conoscete in molte fiction televisive e che qui si vede in diverse scene, ma quella che mi piace su tutte è quando, interpretando la figlia dei ricchi, mentre lei è seduta davanti alla tv si vedono le Olimpiadi con la vittoria di Abebe Bikila che corre scalzo come anche il ragazzo che qui è protagonista.
Quest'ultimo, con il sogno di diventare un atleta, lo fa perché non vuole consumare le scarpe.
30/03/12
07/03/12
Posti in piedi in paradiso di Carlo Verdone
In questo periodo ci sono davvero molte belle produzioni proposte basandosi sulla tradizione della commedia italiana e in questo scenario non poteva mancare la sapiente regia di Carlo Verdone con Posti in piedi in paradiso, in cui ovviamente è presente anche come attore protagonista insieme ad altri due personaggi importanti nell'ambiente come Pierfrancesco Favino e Marco Giallini.
Se state pensando di andare a vedere solo per ridere, state commettendo un errore già prima di recarvi in sala a prendere il biglietto di ingresso, perché c'è un messaggio molto più profondo che tratta proprio la quotidianità dei nostri giorni.
Ci sono due difficoltà che probabilmente si vogliono mettere in risalto e che riguardano le persone di questi tempi, cioè la crisi economica e i problemi di famiglia che marito e moglie non riescono a risolvere in casa arrivando alla drammatica scelta del divorzio con tutte le conseguenze che comporta per i figli e per la vita degli ex innamorati coinvolti.
Ci diventa difficile raccontare come si sviluppa tutta la vicenda senza entrare nei particolari, così preferiamo non rischiare di svelare alcune parti importanti della trama oppure il finale per non privarvi del gusto di assaporare tutte le avventure fino al finale che lascia immaginare le diverse vie che possono verificarsi nel corso della vita quando pensiamo che tutta andrà in un determinato modo.
Ci limiteremo a rimanere nell'ambito del trailer che avrete visto di sicuro nel video che gira in questo periodo.
Ci sono alcune scene di Posti in piedi in paradiso che fanno ridere molto, perché poi mettere insieme in casa tre uomini divorziati di diversa estrazione sociale e con abitudini molto differenti, specificando che l'appartamento è abbastanza fatiscente e i protagonisti sono sempre senza soldi, diventa naturalmente un susseguirsi di episodi divertenti.
Ma, come dicevo, Carlo Verdone non si è mai limitato alla semplice e sterile risata nel suo modo di proporre la classica commedia all'italiana, perché ha sempre preferito raccontare le abitudini della gente comune in un determinato periodo in cui ha scelto di andare a produrre qualcosa da mandare in sala.
I successi sono tanti e vi invitiamo a riscoprire anche ciò che il nostro amato attore e regista ha realizzato prima, quindi, vi consigliamo di cercare la collezione in dvd.
Crisi economica, dissesto della famiglia, la ricerca della felicità con la speranza di vincere con i giochi, la nostalgia nei confronti del passato, sono tutti questi e tanti altri gli ingredienti che vanno fuori dalla comune comicità che pensiamo possa definirsi di un buon livello in questo periodo in cui non si vedono molte cose nuove che entusiasmano particolarmente.
Se lo avete già visto, condividetelo e scrivete in bacheca il vostro commento se vi è piaciuto Posti in piedi in paradiso di Carlo Verdone, aprendo il dialogo con i vostri amici di Facebook.
Se state pensando di andare a vedere solo per ridere, state commettendo un errore già prima di recarvi in sala a prendere il biglietto di ingresso, perché c'è un messaggio molto più profondo che tratta proprio la quotidianità dei nostri giorni.
Ci sono due difficoltà che probabilmente si vogliono mettere in risalto e che riguardano le persone di questi tempi, cioè la crisi economica e i problemi di famiglia che marito e moglie non riescono a risolvere in casa arrivando alla drammatica scelta del divorzio con tutte le conseguenze che comporta per i figli e per la vita degli ex innamorati coinvolti.
Ci diventa difficile raccontare come si sviluppa tutta la vicenda senza entrare nei particolari, così preferiamo non rischiare di svelare alcune parti importanti della trama oppure il finale per non privarvi del gusto di assaporare tutte le avventure fino al finale che lascia immaginare le diverse vie che possono verificarsi nel corso della vita quando pensiamo che tutta andrà in un determinato modo.
Ci limiteremo a rimanere nell'ambito del trailer che avrete visto di sicuro nel video che gira in questo periodo.
Ci sono alcune scene di Posti in piedi in paradiso che fanno ridere molto, perché poi mettere insieme in casa tre uomini divorziati di diversa estrazione sociale e con abitudini molto differenti, specificando che l'appartamento è abbastanza fatiscente e i protagonisti sono sempre senza soldi, diventa naturalmente un susseguirsi di episodi divertenti.
Ma, come dicevo, Carlo Verdone non si è mai limitato alla semplice e sterile risata nel suo modo di proporre la classica commedia all'italiana, perché ha sempre preferito raccontare le abitudini della gente comune in un determinato periodo in cui ha scelto di andare a produrre qualcosa da mandare in sala.
I successi sono tanti e vi invitiamo a riscoprire anche ciò che il nostro amato attore e regista ha realizzato prima, quindi, vi consigliamo di cercare la collezione in dvd.
Crisi economica, dissesto della famiglia, la ricerca della felicità con la speranza di vincere con i giochi, la nostalgia nei confronti del passato, sono tutti questi e tanti altri gli ingredienti che vanno fuori dalla comune comicità che pensiamo possa definirsi di un buon livello in questo periodo in cui non si vedono molte cose nuove che entusiasmano particolarmente.
Se lo avete già visto, condividetelo e scrivete in bacheca il vostro commento se vi è piaciuto Posti in piedi in paradiso di Carlo Verdone, aprendo il dialogo con i vostri amici di Facebook.
03/03/12
L'antimiracolo documentario su San Nicandro Garganico
Con la regia e la scenografia di Elio Piccon ho scoperto da poco tempo questo documentario intitolato L'antimiracolo che racconta una storia del sud Italia prendendo come riferimento il territorio di San Nicandro Garganico.
Siamo a metà degli anni sessanta, precisamente nel 1965 e mentre al nord avviene il cosiddetto miracolo economico italiano, in questo prodotto si vuole raccontare il dramma vissuto da una parte della popolazione che è ancora immersa nell'arretratezza e non solo.
La questione meridionale ce la trasciniamo avanti già da diverso tempo e anche nei giorni nostri queste differenze non sono affatto sparite, purtroppo.
Questa di Lesina e dei paesi limitrofi della zona di Foggia, in Puglia, viene assemblata con una tecnica molto affine al documentario per sensibilizzare il pubblico di tutta la penisola sul livello di vita arcaico e l'arretratezza che ancora rappresenta la quotidianità di molti comuni.
Per far capire come le persone in molte zone vivono sotto il livello di povertà, mentre in una parte della nostra nazione c'è il pieno progresso, si prendono come protagonisti alcuni pescatori e si ripercorre con loro la tipica giornata lavorativa, ma si va anche oltre illustrando le tradizioni del luogo.
Lo sbocco occupazionale principale in questa città arretrata viene offerto da una misera palude, una laguna ostica per i pescatori che dovranno faticare molto duramente in condizioni estreme tra fango, alghe e zanzare. L'unico piatto del giorno per mangiare, inoltre, viene messo a disposizione solo dalla natura con le rane che si trovano in quantità e sono il cibo dei poveri mentre lavorano nel pantano di San Nicandro Garganico.
Qualcuno è più fortunato per aver ottenuto una zona più ricca dal punto di vista della presenza di anguille che poi verranno vendute per guadagnare qualcosa e mantenere la famiglia, mentre altri cercheranno nel dolore delle alternative che si trasformeranno in tragici fallimenti.
L'antimiracolo però non si sofferma solo sul durissimo lavoro del principale settore del luogo ambito da tutti, e qui c'è anche l'esempio di un giovane che aveva un bel lavoro pulito come operaio in Germania, dove lo stipendio era buono, ma è tornato nella sua terra nativa perché voleva stare con i suoi cari, perché fuori si sentiva solo.
Questa pellicola ci mostra la realtà difficile dell'Italia meridionale, anche dal punto di vista delle forti tradizioni e della cultura arretrata che è dettata spesso proprio dall'ignoranza in un luogo dove probabilmente la scuola non viene ancora considerata abbastanza con il suo valore per migliorare le condizioni di vita. Anche il dialetto è più diffuso, diventando la lingua madre.
Ma l'istruzione, spesso, viene negata anche perché le condizioni economiche non lo permettono, soprattutto perché i bambini arrivati ad una certa età devono imparare un mestiere ed aiutare a casa con un ulteriore reddito, anche se minimo e quasi insignificante.
Dalla palude dei pescatori ci si sposta in centro con la festa patronale di San Primiano, da notare che molte delle tradizioni ancora oggi vengono tramandate in quasi tutti i paesi del sud, dove le attrazioni unite al culto religioso non differiscono molto da quanto possiamo vedere in questo pezzo su San Nicandro Garganico.
Per il momento non voglio svelare nessuna scena in particolare sul documentario L'antimiracolo, però vi invito a cercare il Dvd per farvi un po' di cultura sul nostro passato, sulle radice della nostra nazione.
Siamo a metà degli anni sessanta, precisamente nel 1965 e mentre al nord avviene il cosiddetto miracolo economico italiano, in questo prodotto si vuole raccontare il dramma vissuto da una parte della popolazione che è ancora immersa nell'arretratezza e non solo.
La questione meridionale ce la trasciniamo avanti già da diverso tempo e anche nei giorni nostri queste differenze non sono affatto sparite, purtroppo.
Questa di Lesina e dei paesi limitrofi della zona di Foggia, in Puglia, viene assemblata con una tecnica molto affine al documentario per sensibilizzare il pubblico di tutta la penisola sul livello di vita arcaico e l'arretratezza che ancora rappresenta la quotidianità di molti comuni.
Per far capire come le persone in molte zone vivono sotto il livello di povertà, mentre in una parte della nostra nazione c'è il pieno progresso, si prendono come protagonisti alcuni pescatori e si ripercorre con loro la tipica giornata lavorativa, ma si va anche oltre illustrando le tradizioni del luogo.
Lo sbocco occupazionale principale in questa città arretrata viene offerto da una misera palude, una laguna ostica per i pescatori che dovranno faticare molto duramente in condizioni estreme tra fango, alghe e zanzare. L'unico piatto del giorno per mangiare, inoltre, viene messo a disposizione solo dalla natura con le rane che si trovano in quantità e sono il cibo dei poveri mentre lavorano nel pantano di San Nicandro Garganico.
Qualcuno è più fortunato per aver ottenuto una zona più ricca dal punto di vista della presenza di anguille che poi verranno vendute per guadagnare qualcosa e mantenere la famiglia, mentre altri cercheranno nel dolore delle alternative che si trasformeranno in tragici fallimenti.
L'antimiracolo però non si sofferma solo sul durissimo lavoro del principale settore del luogo ambito da tutti, e qui c'è anche l'esempio di un giovane che aveva un bel lavoro pulito come operaio in Germania, dove lo stipendio era buono, ma è tornato nella sua terra nativa perché voleva stare con i suoi cari, perché fuori si sentiva solo.
Questa pellicola ci mostra la realtà difficile dell'Italia meridionale, anche dal punto di vista delle forti tradizioni e della cultura arretrata che è dettata spesso proprio dall'ignoranza in un luogo dove probabilmente la scuola non viene ancora considerata abbastanza con il suo valore per migliorare le condizioni di vita. Anche il dialetto è più diffuso, diventando la lingua madre.
Ma l'istruzione, spesso, viene negata anche perché le condizioni economiche non lo permettono, soprattutto perché i bambini arrivati ad una certa età devono imparare un mestiere ed aiutare a casa con un ulteriore reddito, anche se minimo e quasi insignificante.
Dalla palude dei pescatori ci si sposta in centro con la festa patronale di San Primiano, da notare che molte delle tradizioni ancora oggi vengono tramandate in quasi tutti i paesi del sud, dove le attrazioni unite al culto religioso non differiscono molto da quanto possiamo vedere in questo pezzo su San Nicandro Garganico.
Per il momento non voglio svelare nessuna scena in particolare sul documentario L'antimiracolo, però vi invito a cercare il Dvd per farvi un po' di cultura sul nostro passato, sulle radice della nostra nazione.
28/02/12
Il caso Mattei con Gian Maria Volontè
La capacità di interpretare i personaggi illustri della nostra storia per l'attore Gian Maria Volontè si è consolidata nel tempo attraverso una vasta gamma di stili impegnati che in tutto il suo periodo d'oro ci hanno offerto delle pellicole eccezionali che a distanza di anni possiamo gustare senza accusare minimamente la stanchezza del tempo che solitamente si può avvertire in altre produzioni.
Questo capolavoro italiano è stato diretto dal regista Francesco Rosi nel 1972 e con Il caso Mattei viene proposta una formula articolata che si divide tra la cronaca degli avvenimenti del tragico episodio della scomparsa del presidente dell'Eni ed un'accentuata parte in stile documentario in cui si parla dell'ascesa al potere e il pensiero di Enrico Mattei.
Si comincia con l'anno 1945, quando il protagonista viene nominato commissario straordinario dell'Agip nel ruolo di liquidatore perché c'è chi ha deciso di svenderla alle grandi compagnie e ai privati.
Ma lui crede, a ragione, che l'Italia nel sottosuolo è ricca di idrocarburi (soprattutto gas e poi anche petrolio), così facendo l'esempio del gattino con i cani vuole ridare dignità alla sua nazione e farla diventare una potenza industriale.
Spesso nei suoi discorsi parla della sofferenza delle popolazioni che hanno sul loro territorio queste risorse e nonostante ciò soccombono al potere politico e agli interessi delle sette sorelle, ovvero le più ricche compagnie petrolifere mondiali di provenienza anglo-americana.
Cerca di offrire condizioni più vantaggiose ai paesi arabi e africani che sono i maggiori produttori di greggio, ma ovviamente nel suo modo di concepire un cambiamento del potere come è stato da sempre fino a quel momento finisce per farsi molti nemici.
Gian Maria Volontè, come abbiamo imparato dalle sue interpretazioni, riesce a ricostruire in modo eccellente il personaggio nel caso Mattei, inoltre, il contributo del giornalista Mauro De Mauro diventa un tassello prezioso scelto dal regista Francesco Rosi, anche se poi in seguito alla sua partecipazione alla ricerca delle informazioni commissionate per la realizzazione di questa pellicola, viene sequestrato e non si sono trovate più tracce di quest'uomo.
Tra le tante cose merita una speciale menzione la nascita dei Motel Agip e le ultime ore di vita quando va in Sicilia a Gagliano (vicino Enna).
In particolare lo stile da inchiesta e reportage televisivo della produzione sembrerebbe lasciare intendere che nessuno voleva accompagnare il presidente dell'Eni nel suo ultimo viaggio a Milano con l'aereo privato, come se qualcuno sapesse. Almeno questa è l'idea che secondo me traspare.
Il caso Mattei è uno di quei gioielli culturali che andrebbero trasmessi spesso in tv e fatti vedere a scuola invece di continuare a far imparare solo a memoria gli eventi storici dei personaggi italiani senza lasciare un segno decisivo nella coscienza collettiva dei ragazzi che diventeranno il futuro della nostra nazione.
Questo capolavoro italiano è stato diretto dal regista Francesco Rosi nel 1972 e con Il caso Mattei viene proposta una formula articolata che si divide tra la cronaca degli avvenimenti del tragico episodio della scomparsa del presidente dell'Eni ed un'accentuata parte in stile documentario in cui si parla dell'ascesa al potere e il pensiero di Enrico Mattei.
Si comincia con l'anno 1945, quando il protagonista viene nominato commissario straordinario dell'Agip nel ruolo di liquidatore perché c'è chi ha deciso di svenderla alle grandi compagnie e ai privati.
Ma lui crede, a ragione, che l'Italia nel sottosuolo è ricca di idrocarburi (soprattutto gas e poi anche petrolio), così facendo l'esempio del gattino con i cani vuole ridare dignità alla sua nazione e farla diventare una potenza industriale.
Spesso nei suoi discorsi parla della sofferenza delle popolazioni che hanno sul loro territorio queste risorse e nonostante ciò soccombono al potere politico e agli interessi delle sette sorelle, ovvero le più ricche compagnie petrolifere mondiali di provenienza anglo-americana.
Cerca di offrire condizioni più vantaggiose ai paesi arabi e africani che sono i maggiori produttori di greggio, ma ovviamente nel suo modo di concepire un cambiamento del potere come è stato da sempre fino a quel momento finisce per farsi molti nemici.
Gian Maria Volontè, come abbiamo imparato dalle sue interpretazioni, riesce a ricostruire in modo eccellente il personaggio nel caso Mattei, inoltre, il contributo del giornalista Mauro De Mauro diventa un tassello prezioso scelto dal regista Francesco Rosi, anche se poi in seguito alla sua partecipazione alla ricerca delle informazioni commissionate per la realizzazione di questa pellicola, viene sequestrato e non si sono trovate più tracce di quest'uomo.
Tra le tante cose merita una speciale menzione la nascita dei Motel Agip e le ultime ore di vita quando va in Sicilia a Gagliano (vicino Enna).
In particolare lo stile da inchiesta e reportage televisivo della produzione sembrerebbe lasciare intendere che nessuno voleva accompagnare il presidente dell'Eni nel suo ultimo viaggio a Milano con l'aereo privato, come se qualcuno sapesse. Almeno questa è l'idea che secondo me traspare.
Il caso Mattei è uno di quei gioielli culturali che andrebbero trasmessi spesso in tv e fatti vedere a scuola invece di continuare a far imparare solo a memoria gli eventi storici dei personaggi italiani senza lasciare un segno decisivo nella coscienza collettiva dei ragazzi che diventeranno il futuro della nostra nazione.
18/02/12
Grandi Speranze di Charles Dickens
Sicuramente in molti conoscono bene il romanzo, come tutti i racconti del celebre scrittore Charles Dickens ed in particolare il più famoso Canto di Natale (A Christmas Carol) che è stato ripreso in tantissime versioni.
Tra le varie produzioni di Grandi Speranze mi è piaciuta moltissimo quella recente a colori diretta da Mike Newell.
Così mi sono incuriosito e sono andato a cercare anche quello in bianco e nero che, effettivamente, è un po' datato (anche ovviamente) ma, come tutte queste storie di grande spessore, riesce a resistere nei decenni per la sua grandezza.
Tra l'altro è di altissimo e pregiato spessore ed è ritenuto da molti critici come un libro molto sofisticato e tra i più popolari dell'autore.
Io adoro tutte le produzioni che trattano l'Inghilterra nel passato, per la precisione tra l'inizio e la metà dell'800 e questo capolavoro viene ambientato nella bellissima Londra con l'inizio che ci fa comprendere anche la situazione storica nelle campagne, mostrando le differenze tra la vita nell'entroterra e la modernità culturale ed economica della città.
Il titolo originale in inglese è Great Expectations, cioè Grandi Speranze e Charles Dickens parla del piccolo orfano Philip Pirrip, detto Pip, seguendo tutte le vicende del protagonista nella ricerca della maturità.
Dalla povertà della palude con il cognato fabbro e la sorella che lo maltratta, grazie ad una sua buona azione nei confronti di un "apparente" furfante, riesce a far cambiare la sua vita.
Nel frattempo viene invitato nella villa di una signora nobile del luogo in un luogo dall'aspetto spettrale e in questa situazione conosce la giovane Estella, una fanciulla che lo farà innamorare alla follia anche se viene cresciuta da questa donna che è senza cuore.
Ma per lui che non è benestante e non ha educazione ci saranno ad aspettarlo solo tante umiliazioni e difficoltà, poi però cambia totalmente la sua vita grazie ad una grande opportunità che gli viene offerta da un anonimo benefattore, così si trasferisce a Londra per diventare un gentiluomo.
Ma qui non voglio andare oltre, anche se sono tentato, quindi gustatevi il romanzo e la nuova produzione tratta dal capolavoro di Charles Dickens, sono sicuro che Grandi Speranze vi appassionerà tantissimo.
Tra le varie produzioni di Grandi Speranze mi è piaciuta moltissimo quella recente a colori diretta da Mike Newell.
Così mi sono incuriosito e sono andato a cercare anche quello in bianco e nero che, effettivamente, è un po' datato (anche ovviamente) ma, come tutte queste storie di grande spessore, riesce a resistere nei decenni per la sua grandezza.
Tra l'altro è di altissimo e pregiato spessore ed è ritenuto da molti critici come un libro molto sofisticato e tra i più popolari dell'autore.
Io adoro tutte le produzioni che trattano l'Inghilterra nel passato, per la precisione tra l'inizio e la metà dell'800 e questo capolavoro viene ambientato nella bellissima Londra con l'inizio che ci fa comprendere anche la situazione storica nelle campagne, mostrando le differenze tra la vita nell'entroterra e la modernità culturale ed economica della città.
Il titolo originale in inglese è Great Expectations, cioè Grandi Speranze e Charles Dickens parla del piccolo orfano Philip Pirrip, detto Pip, seguendo tutte le vicende del protagonista nella ricerca della maturità.
Dalla povertà della palude con il cognato fabbro e la sorella che lo maltratta, grazie ad una sua buona azione nei confronti di un "apparente" furfante, riesce a far cambiare la sua vita.
Nel frattempo viene invitato nella villa di una signora nobile del luogo in un luogo dall'aspetto spettrale e in questa situazione conosce la giovane Estella, una fanciulla che lo farà innamorare alla follia anche se viene cresciuta da questa donna che è senza cuore.
Ma per lui che non è benestante e non ha educazione ci saranno ad aspettarlo solo tante umiliazioni e difficoltà, poi però cambia totalmente la sua vita grazie ad una grande opportunità che gli viene offerta da un anonimo benefattore, così si trasferisce a Londra per diventare un gentiluomo.
Ma qui non voglio andare oltre, anche se sono tentato, quindi gustatevi il romanzo e la nuova produzione tratta dal capolavoro di Charles Dickens, sono sicuro che Grandi Speranze vi appassionerà tantissimo.
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