30/03/12

Un ragazzo di Calabria di Luigi Comencini

Se non sbaglio questo è il primo diretto dal regista Luigi Comencini che includo tra le recensioni di questo blog, così diamo inizio agli articoli su alcune sue produzioni partendo da Un ragazzo di Calabria in cui vediamo l'attore Gian Maria Volontè, che di recente è spesso ospite tra queste pagine, ed un giovane Diego Abatantuono che però avevamo già conosciuto con altre pellicole di successo girate in Italia.
Si mette molto in risalto la povertà e l'arretratezza di questa regione del sud e di quanto è difficile realizzarsi nei paesini in quegli anni, preciso che qui il racconto è ambientato nel 1960.
Il padre del bambino che si chiama Mimì vorrebbe far studiare suo figlio perché ritiene importante l'istruzione per uscire dalla condizione di miseria che affligge la sua famiglia da generazioni, come poi è la situazione economica della maggior parte della gente di queste zone, dove sono pochi quelli ricchi.
Sono molto d'impatto alcune scene quando si vedono i pochi fortunati che hanno avuto la possibilità di acquistare un televisore e riescono a vedere i programmi dell'epoca.
Ricordo che questo mezzo di comunicazione ha contribuito molto all'alfabetizzazione della popolazione per molti anni, riuscendo a far arrivare un po' di cultura in più nelle case della gente, anche se con il tempo questo servizio pubblico si è trasformato in un prodotto commerciale che non riesce più a fare un'ottima informazione per far crescere il livello medio della conoscenza.
Ma questa è anche colpa di quello che si sceglie di vedere, quindi non diamo solo la colpa ai direttori di rete, perché adesso che ci sono tante alternative interessanti, la maggior parte delle cose più seguite sono sempre e solo le trasmissioni più frivole.

Tornando ad alcuni accenni sulla trama di Un ragazzo di Calabria, quindi faccio una sintesi a puntate per non privarvi della sorpresa di immergervi in questo meraviglioso racconto che è a metà tra la rappresentazione storica della tristezza drammatica della vita nel meridione e nei paesi di quell'area povera.
Secondo me è molto toccante quando la professoressa davanti al padre severo e poco razionale di Mimì, legge il tema che ha scritto e che creato tutto un problema per un voto basso che ha ricevuto solo perché esprimeva il sogno di diventare corridore.
Si mette in risalto, dunque, l'ignoranza di chi non è nemmeno capace di intravedere la speranza di migliorare lo stato della sua vita, con una mentalità ristretta che è bloccata nei confini di un paese purtroppo senza futuro per via di questa mancanza di stimoli culturali.
Tutto questo capolavoro raccontato sapientemente dal grande Luigi Comencini, grazie anche all'interpretazione favolosa di Gian Maria Volontè e Diego Abatantuono, è incentrato sulla situazione economica e scarsamente intellettuale del periodo e della zona, nella difficoltà che serve maggiormente per chi ha talento per emergere in questa amara realtà. Spesso senza un aiuto adeguato si perdono molte menti che sarebbero capaci di cambiare il corso degli avvenimenti dell'uomo.
Però la passione per lo sport e per la corsa, insieme all'aiuto della madre e dell'affetto di un amico autista, riescono a portare Mimì a Roma e fargli ottenere la sua prima vittoria partecipando ai Giochi della Gioventù.
Da notare anche la presenza della giovanissima attrice Giada Desideri in Un ragazzo di Calabria, che adesso di sicuro conoscete in molte fiction televisive e che qui si vede in diverse scene, ma quella che mi piace su tutte è quando, interpretando la figlia dei ricchi, mentre lei è seduta davanti alla tv si vedono le Olimpiadi con la vittoria di Abebe Bikila che corre scalzo come anche il ragazzo che qui è protagonista.
Quest'ultimo, con il sogno di diventare un atleta, lo fa perché non vuole consumare le scarpe.

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